mercoledì 13 maggio 2020

Cronistoria dell'introduzione degli ortaggi in Europa

Piante selvatiche e spontanee conosciute già nel Mesolitico: sedano, lattuga, asparago, pisello, cipolla, carota, fragola, lampone, fico, ciliegio, susino, melo, pero, nocciolo, vite, mandorlo, olivo

Dal Neolitico si conoscono:  fava, cavolo acefalo, lenticchia, lino, rapa, aglio

Con l’Età del bronzo inizia la coltivazione di: pisello, cece, fava, lenticchia, fico, castagno, noce, olivo

Nell’Età del ferro si introducono: cedro, mandorlo, melo, pero, vite

Con la colonizzazione greca inizia una vera esplosione di coltivazioni nuove e di rilevanti innovazioni olturali (si pensi all’introduzione dell’innesto per i fruttiferi): cavolfiore, cavolo broccolo, cavolo cappuccio, anguria, melone, sedano, finocchio, asparago, zucca, bieta, cetriolo, fragola, falso fagiolo, cipolla, aglio, carota, pesco, limone, albicocco, castagno, noce, pero, vite Dal XIV secolo inizia la coltivazione di: spinacio, melanzana, carciofo, arancio amaro, nuovi limoni e cedri A partire dal XVI secolo inizia la coltivazione di: varie zucche, peperone, cavolfiore, nuovi carciofi, arancio dolce

Dal XVII secolo al XIX secolo si susseguono apporti di nuove varietà e molte innovazioni colturali he riguardano moltissime specie, fra le quali: pomodoro, zucca, peperone, sedano, asparago,fragola, lampone In ultimo ricordiamo: l’introduzione della patata e della barbabietola da zucchero nel XVIII secolo, del mandarino e del aco nel XIX e, per finire, quella del pompelmo nel XX secolo.

Fonte: Gli albori dell’agricoltura di G. Forni, Reda, Roma 1990.

Più tardi, nella Spagna invasa dagli Arabi, Al Awam dedica un intero libro all’agricoltura in generale, nel quale riassume le teorie di tutti gli studiosi antichi e suoi contemporanei, applicandole a una orticoltura più mediterranea con particolari riferimenti alle esigenze di carattere pedologico, climatico e irriguo degli ortaggi. Le piante descritte sono sempre quelle che già conosciamo: sarà necessario aspettare la scoperta dell’America (1492) per poter incrementare il numero delle specie conosciute e coltivate, con l’aggiunta di pomodori, peperoni, patate, zucche e anche del fagiolo (quello coltivato dai romani era la Vigna unguiculata e non il Phaseolus vulgaris). Gli scambi botanici dopo la scoperta delle nuove terre diedero largo incremento alla coltivazione di tante nuove specie destinate a molteplici utilizzi: si pensi che il pomodoro fu importato inizialmente come pianta ornamentale e solo molti anni dopo fu utilizzato, in Europa, per il consumo dei frutti. L’evoluzione della scienza agronomica ha poi consentito, attraverso sempre più affinate pratiche di selezione, di ottenere nuove e migliori cultivar o varietà delle specie orticole. Forme e dimensioni particolari e adattabilità a condizioni diverse di clima e di terreno sono sempre state le linee guida della ricerca. Nuove varietà selezionate per la coltivazione intensiva in pieno campo, suscettibili di raccolta meccanizzata, resistenti alle manipolazioni e a numerose malattie, conservabili sempre più a lungo, sono solo una parte del grande elenco di essenze ortive oggi presenti sul mercato. Anche piante soggette a trattamenti particolari (si pensi solo alle cicorie rosse, al sedano bianco) che necessitavano di manipolazioni per raggiungere le caratteristiche per cui erano conosciute, si coltivano oggi senza problemi e senza ricorrere a operazioni colturali successive alla raccolta. Infine, nuove tecniche agronomiche, l’uso di mezzi di protezione, la conoscenza delle differenti esigenze consentono di praticare l’orticoltura con piacere e con grandi soddisfazioni.





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