venerdì 15 maggio 2020

L’orto biologico

Gran parte di coloro che coltivano l’orto nei pressi della casa sono spinti dal desiderio di produrre ortaggi sani e privi di tutti i residui legati all’uso di prodotti di sintesi per la concimazione, la pulizia dalle infestanti e la distruzione di parassiti e patogeni. In effetti consumare prodotti non sottoposti ad alcun trattamento è motivo di orgoglio, è tranquillizzante rispetto alla salute e spesso nasce anche da convinzioni di tipo culturale.

Tutto questo è dimostrato dalle aumentate esigenze dei consumatori che, pur sostenendo un maggior costo, si orientano sempre più spesso verso prodotti alimentari freschi commercializzati come provenienti da coltivazioni biologiche. Il principio generale che porta alla realizzazione di un “orto biologico”, dove devono entrare solo prodotti naturali, si basa sul presupposto che è necessario conservare e incrementare sia la fertilità del suolo sia la componente biologica in esso presente per raggiungere buoni risultati produttivi.


Questo principio è sancito anche dai regolamenti comunitari sull’agricoltura biologica. Per essere correttamente in linea con i dettami dell’orticoltura biologica è necessario seguire alcune regole che si possono riassumere nel modo seguente.

Utilizzare su uno stesso appezzamento la rotazione degli ortaggi per un periodo di tempo della durata di più anni.

Sfruttare alcune specie di Leguminose, anche non orticole che, debitamente coltivate e interrate, possono migliorare le caratteristiche fisico-chimiche: classico è l’esempio del sovescio.

Interrare con le operazioni di vangatura solo materiale organico, rappresentato dal letame, da altri residui animali, da scarti delle coltivazioni, da prodotti ottenuti con il compostaggio o terricciati di foglie allo scopo di restituire al terreno le sostanze sottratte dalle colture. Quando si evidenzia la necessità di combattere malattie, parassiti e piante infestanti ci si deve orientare principalmente verso tecniche colturali che escludono sostanze chimiche.

Si combattono i parassiti sfruttando varietà precoci o tardive il cui ciclo vegetativo non coincide con il ciclo biologico dei patogeni e utilizzando, ove è possibile, ortaggi “antichi” perché più rustici rustici e più resistenti agli attacchi. Un altro mezzo di difesa è rappresentato dalle continue rotazioni che non consentono ai parassiti specifici di proliferare nel terreno o sugli organi vegetali che prediligono. Si deve poi ricorrere a pratiche di tipo fisico utilizzando acqua o fuoco per l’eliminazione di piante infestanti (spesso ospiti intermedi degli organismi dannosi) con allagamenti delle prode o bruciando la vegetazione (pirodiserbo). L’eliminazione delle malerbe si può realizzare anche estirpando manualmente le piante prima della fioritura (scerbatura) o per mezzo di frequenti zappature.
La distruzione degli insetti parassiti si può effettuare anche con la raccolta manuale degli adulti, delle larve e delle uova presenti sugli ortaggi e allevando in prossimità dell’orto specie botaniche in grado di formare siepi per incrementare la presenza di nemici naturali (per esempio gli uccelli e piccoli animali insettivori o insetti predatori). Sempre come mezzo di difesa possono essere utilizzati insetticidi di origine naturale (piretro, macerato di ortica ecc.) o biologica (per esempio Bacillus thuringiensis) e anticrittogamici per i funghi a base di rame e zolfo (elementi chimici presenti in natura). Anche la scelta dei concimi deve essere orientata verso quelli organici o eventualmente di natura chimica ma ottenuti da rocce (fosforiti, guano, salino potassico) o derivanti dalla lavorazione dei minerali (scorie Thomas).


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